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Venerdì 17
Maggio 2024

60 km
Dislivello 100 mt

Tappa adatta a: Principianti

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Argenta

Panoramica

Al centro di un triangolo formato dalle città di Ferrara, Ravenna e Bologna, sorge Argenta, uno dei Comuni più estesi d’Italia.
La sua fondazione risalirebbe ad epoca romana, mentre i ritrovamenti archeologici danno il quadro successivo di un insediamento medievale, snodo nei percorsi fluviali dall’Adriatico all’entroterra tramite il ramo meridionale del Po, il Primaro.

La teoria più accreditata ritiene che il nome Argenta derivi da “rura argente”, le terre dai riflessi argentei, dovuti al riverbero dei flutti e allo scintillio delle foglie argentate del pioppo bianco, albero tipico dell’antica Padusa.

Terra di ingegno, patria di Giovan Battista Aleotti, idrologo e inventore tra rinascimento e l’età dei lumi, e di martiri, come Natale Gaiba e Don Giovanni Minzoni, promotori delle solidarietà sociali sindacaliste e cattoliche uccisi dallo squadrismo fascista, che conserva ancora oggi il suo passato di terra paludosa nelle sue Valli, tra le più vaste zone umide d’acqua dolce d’Italia, riconosciute d’interesse internazionale nel 1976 e Sesta Stazione del Parco del Delta Del Po: una straordinaria oasi di biodiversità, culla di un raro patrimonio naturalistico.

Gastronomia

La cucina argentana ha saputo cogliere i suggerimenti provenienti dalle vicine province bolognesi, ferraresi e romagnole, esprimendosi al meglio nei piatti “poveri” della cucina contadina e di valle.

Tra i primi piatti il ruolo da protagonista è indubbiamente ricoperta dalla pasta all’uovo, prodotta grazie ai grani e farine ad alta biodiversità delle Valli del Mezzano. Proposta asciutta, in brodo, in diversi formati e, nella versione più gustosa, ripiena: cappelletti di carne in brodo, cappellacci di zucca al burro fuso o al ragù; ma anche gnocchi di patata, risotti, lasagne al forno, ravioli, i cosiddetti “passatelli” in brodo o asciutti, composti di formaggio grana e pane grattugiato, noce moscata e uova. Oggi la tradizione di produzione della pasta fresca è portata avanti da diversi laboratori artigianali che la realizzano a mano con il metodo tradizionale e dai numerosi ristoratori che la propongono nei loro menu.

Nelle acque dolci delle Valli di Argenta sono diffusi il pescegatto nostrano e l’anguilla, che vengono proposti fritti, in umido, oppure con il risotto, alle quali si affiancano le proposte di pesci di mare pescato nelle vicine valli di Comacchio.
Fra le preparazioni con la selvaggina di valle ricordiamo invece il risotto di folaga e di anatra, un autentico piatto da buon gustai.

Per quanto riguarda i dolci tipici occorre menzionare la gustosa torta tagliolina: dolce da forno a base di pasta frolla con mandorle, limone e le classiche tagliatelline di pasta sfoglia fatta con uova e farina (ben in evidenza nel trittico del Balestri esposto al Museo Civico), le torte a base di farina di castagna, la ciambella, le crostate di marmellata, le torte di mele e di pere, la zuppa inglese, la ciambella, i sugali , i “tamplun”, la torta di mele, la torta di zucca e la tenerina al cioccolato le cui ricette si tramandano da generazioni.

In ultimo non si può non menzionare il Trigabolo, ristorante gourmet attivo ad Argenta fra gli anni ’80 e ’90 dove, grazie all’originalità e alle sperimentazioni culinarie di chef come Corelli, Barbieri, Gualandi e tanti altri, è nata la gastronomia italiana, meritando le tre stelle Michelin (l’ultima assegnata ad honorem dopo la chiusura) e facendo conoscere Argenta in tutto il mondo.
Sulla base di questa esperienza irripetibile si è innestata “Saperi e Sapori”, una rassegna gastronomica che si è svolta ad Argenta dal 1990 al 1994 e che ha visto avvicendarsi fra i suoi fornelli gli chef più prestigiosi del mondo.

Bevande

Le vigne del Bosco Eliceo si estendono lungo la costa adriatica, dalla foce del Po fino alle saline di Cervia, abbracciando il territorio ferrarese e parte della provincia di Ravenna, tutto all’interno del Parco del Delta del Po.

Il territorio di Argenta presenta una vocazione agronomica derivata in larga misura dal passaggio dell’antico fiume Primaro, oggi Reno, che con i suoi depositi vallivi ha creato nei secoli un terreno particolarmente sabbioso, dove hanno trovato habitat perfetto i cosiddetti “vini delle sabbie”.

I produttori locali hanno ereditato questo sapere di tradizione, legato alle formazioni dunose del Delta fossile, innovando e creando un prodotto di eccellenza rivolto anche al gusto italiano ed estero.
Studi, ricerche e selezione dei terreni svolti negli ultimi decenni hanno portato questi vini al riconoscimento della Denominazione d’Origine Controllata nel 1989, mentre dal 1991, il Consorzio per la tutela dei vini DOC del Bosco Eliceo, attraverso il suo marchio, rappresenta gli elementi che conferiscono tipicità ai vini della zona e, coinvolgendo gli operatori dell’intero ciclo produttivo, garantisce la massima qualità del prodotto finito.

La storia suggerisce che la coltivazione della vite in questo territorio abbia radici antiche, attribuite agli Etruschi che risiedevano nella città di Spina e successivamente ai monaci Benedettini dell’Abbazia di Pomposa. Decisivi progressi furono promossi dalla corte estense: si narra che con il matrimonio di Renata di Francia con Ercole II, duca d’Este, sia stato introdotto un vitigno noto come “uva d’oro”, originario della Cote d’Or in Borgogna, che trovò un habitat ideale sulle dune sabbiose del Delta del Po. Questo vino si diffuse ampiamente e fino alla seconda metà del ‘900 la coltivazione è continuata anche per uso domestico.

Un dettaglio che rende questi vini ancora più speciali è la loro produzione da viti “a piede franco”, cioè da piante che non sono mai state innestata su radici americane, pratica resasi necessaria quando a metà ‘800 la fillossera, parassita arrivato dall’America, distrusse la maggiorparte dei vitigni autoctoni.

Oltre al terreno sabbioso su cui sono coltivati, l’umidità delle Valli e l’influenza mitigante del mare sono ulteriori fattori che contribuiscono a donare a questi prodotti la loro tipicità, in un luogo ricco di storie di pescatori, cacciatori e contadini, dove ogni sorso di vino ne racconta una parte importante.

Punti di interesse

Valli di Argenta:
Le Valli di Argenta si estendono per 1624 ettari e dal 1988, quando venne istituito il Parco Regionale del Delta del Po, l’area ne fa parte come “stazione n°6 Campotto di Argenta”.
Nell’oasi sono presenti vari ambienti naturali: bosco, prati umidi e casse di espansione rievocano gli habitat tipici del passato e offrono percorsi liberi lungo gli argini perimetrali e guidati all’interno della preclusa area del Bosco del Traversante e delle Casse di espansione Campotto-Bassarone.
La storia delle Valli e del grande lavoro di bonifica che strappo questi territori alla palude è raccontato nel museo della Bonifica Renana, dove sono presenti le grande idrovore di Saiarino, ancora oggi funzionanti, e al museo delle Valli, che presenta una panoramica sulla storia del territorio e sulla vita in valle.

Pieve di San Giorgio:
La Pieve di San Giorgio è il monumento più antico della provincia di Ferrara (569). L’imponente portale con il ciclo dei mesi e con il martirio di San Giorgio nella lunetta è del 1122, opera di Giovanni da Modigliana, e fu costruito con resti di marmo proveniente da monumenti funerari romani.

Celletta:
Il Santuario venne innalzato all’inizio del ‘600 per fare fronte al crescente numero di fedeli che in seguito all’apparizione della Madonna cominciarono ad affluire in questo luogo.
Il primo progetto fu affidato al pittore-architetto argentano Balestri e in seguito portato a termine da G.B. Aleotti.
Gravemente danneggiata nel 1945, è stata restaurata nel 1954.
Le opere in passato qui collocate, come alcuni dipinti del Garofalo, sono ora esposte nella pinacoteca del museo civico cittadino, a cui si aggiungono una sezione archeologica e la collezione di ceramiche graffite.

Delizia di Benvignante:
Antica “delizia estense” voluta dal duca Borso d’Este.
Con la caduta degli Estensi anche la delizia cadde in rovina, passando di mano in mano fino all’800 quando venne acquistata dal conte Luigi Gulinelli.
Dal 1990 è stata rilevata dal Comune di Argenta e rientra nel patrimonio di valorizzazione dell’Ecomuseo, mentre dal 2000 le Delizie ferraresi, tra cui anche Benvignante, sono state dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’Umanità.
Attualmente è in corso una ristrutturazione per renderla accessibile anche internamente, col proposito di inserirla nel circuito delle Delizi Estensi.

Duomo di San Nicolò:
La prima data certa che abbiamo è quella della sua consacrazione, avvenuta il 23 gennaio 1122.
A metà del 1200 venne trasferita la fonte battesimale dalla Pieve di San Giorgio.
Verso il 1500 venne ingrandita e fu consacrata nel 1577.
Andata completamente distrutta nel bombardamento del 1945, ricostruita nel dopoguerra, la nuova chiesa venne inaugurata nel 1954.
Al suo interno si trova la tomba che accoglie le spoglie di Don Giovanni Minzoni traslate ad Argenta nel 1983.

Monumento a don Minzoni e museo:
Il monumento, opera in bronzo dello scultore faentino Angelo Biancini, è stato inaugurato il 13 ottobre 1973 dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone, in occasione delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della morte di Don Minzoni.
La vita di questo straordinario prete ed educatore, ucciso la sera del 23 agosto del 1923 da sicari fascisti ad Argenta, è raccontata nel museo a lui dedicato. Qui sono esposti cimeli, pannelli che riportano gli eventi più importanti della sua vita, le sue operazioni come tenente cappellano del 255º reggimento fanteria e la descrizione dettagliata delle 11 medaglie ricevute durante la Grande Guerra.

Cento

Panoramica

Cento è sinonimo di Carnevale, uno fra i più rinomati ed antichi d’Europa! Già il Guercino agli inizi del Seicento aveva dipinto le immagini della festa in costume che rallegrava la Piazza: cambiamenti radicali sono avvenuti, ma il Carnevale resta un appuntamento imperdibile che si è trasformato nel tempo per tenere sempre vivo l’entusiasmo dei tantissimi visitatori.

Gastronomia

Salama da sugo di Buonacompra IGP: la leggenda attribuisce un ruolo importante nella ricostruzione delle origini del prodotto a Lucrezia Borgia, sposa ad Alfonso d’Este agli inizi del ‘500. Le prime testimonianze scritte riguardanti prodotti molto simili alla “Salama da sugo” risalgono al periodo rinascimentale.

Punti di interesse

• Rocca: questa imponente struttura difensiva sorse nel 1378, per volontà del vescovo di Bologna Bernardo di Bonnevalle, quale freno alle ambizioni di autonomia dei centesi. Fu ricostruita e ristrutturata nei secoli per rispondere ai più moderni canoni dell’architettura militare e per reggere i ripetuti assalti di truppe nemiche. Alla fine del ‘700 i locali della Rocca, ormai in decadenza, vennero definitivamente destinati a carcere, funzione che avevano già sporadicamente ricoperto a partire dal XVI secolo. Oggi gli interni, completamente restaurati, presentano ambienti di pregio artistico o di interesse storico, come la stanza del camino, la cappella, la sala della trifora, le cannoniere, le prigioni.
• Piazza del Guercino: cuore pulsante della vita cittadina e termometro degli umori popolari, Piazza Guercino è il salotto di Cento, in quanto ospita le più importanti manifestazioni culturali, religiose e folcloristiche. Fanno da fondale scenografico alla piazza due importanti edifici porticati di grande valore storico e artistico, il Palazzo del Municipio e il Palazzo del Governatore.
• Pinacoteca: la Civica Pinacoteca “il Guercino” è il principale contenitore culturale della Città di Cento, rimasto chiuso per più di dieci anni a causa del sisma che ha colpito il territorio dell’Emilia nel 2012. Ospita la maggior concentrazione al mondo dei capolavori del nostro illustre concittadino Giovanni Francesco Barbieri detto “il Guercino” e della sua Bottega.
• Parco del Gigante: il Giardino del Gigante è un’opera d’arte ambientale, inserita in un’area verde pubblico del Comune di Cento. La sua storia è nata dalla fantasia di una bambina, ed è divenuta realtà, grazie alla creatività dell’artista Marco Pellizzola, alla collaborazione di numerosi studenti dell’accademia di belle arti, e al contributo di numerosi sponsor. Una lucertola di 33 metri allungata sul prato, una foglia di 5 metri per 12 che si innalza verso il cielo, un merlo di 13 metri adagiato su una piccola collina… e poi stelle cadenti, pesciolini, fiori e ninfee, decine e decine di uccelli sfuggiti alle loro gabbie, segni, simboli e frammenti di architetture fantastiche ispirate al mondo naturale, per un’incalzante sequenza di forme e immagini colorate da migliaia di frammenti di mosaico ceramico.
• Carnevale di Cento: riconosciuto Carnevale storico nazionale dal Ministero della Cultura e Carnevale storico regionale dalla Regione Emilia-Romagna. Indiscussa protagonista è la sfilata dei carri allegorici, enormi monumenti di cartapesta alti fino a 20 metri, scaturiti dal lungo e sapiente lavoro artigianale dei maestri delle cinque Associazioni carnevalesche centesi. Mentre i colorati gruppi di figuranti in costume accompagnano la sfilata, dalle torrette più alte dei carri viene riversata sul pubblico una colorata valanga di premi e regali, il cosiddetto “gettito”. Il carnevale si conclude con la lettura del testamento di TASI, la maschera tradizionale centese, e con il tradizionale rogo del fantoccio di paglia e cartapesta che lo rappresenta.

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