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Con Rovagnati e Gran Biscotto, al Giro-E trionfa l’inclusione

30/05/2025

Nella tappa di casa, si sa, un ciclista dà il meglio. La regola vale anche per il Giro-E Enel. Ieri, nella frazione numero 15 da Biassono a Cesano Maderno, a giocare in casa erano bene in tre, e tutti con i colori della stessa squadra, il team Rovagnati.

«Lo stabilimento è nel cuore di Biassono, siamo a 300 metri dalla partenza. Per noi è stato un vero onore che il Giro-E sia partito da qui. La vicinanza al territorio è per noi un valore fondamentale, e così abbiamo anche potuto far conoscere alle persone di Rovagnati questa esperienza unica», spiega Camilla Sepe, direttrice marketing di Rovagnati, che oltre a partecipare con un team, è official partner del Giro-E e nel suo stand al Green Fun Village dispensa in tutte le tappe apprezzatissimi grissini con Gran Biscotto Rovagnati. Nella tappa di ieri hanno avuto come ospiti il truck food di PizzAut, il progetto di inclusione nato da Nico Acampora che vuole offrire opportunità per i ragazzi autistici. La onlus ha sede nella zona, a Nova Milanese, ha aperto il primo ristorante a Cassina de’ Pecchi e il secondo a Monza. «Averli avuti con noi nella tappa di casa è stato un motivo in più per fare qualcosa assieme, come già avvenuto l’anno scorso a Torino», continua Sepe. «Siamo rimasti entusiasti del Giro-E alla nostra prima partecipazione, l’anno scorso. È stata un’occasione unica per condividere momenti speciali con i nostri clienti. In più, il Giro-E rappresenta gli stessi valori che portiamo avanti in Rovagnati: l’attenzione per lo sport, per la sostenibilità e, soprattutto, per l’inclusività. Tornare al Giro-E, per noi ha significato poter consolidare questi valori e avere la possibilità di scegliere come capitano Andrea Pusateri». Che, come Rovagnati e PizzAut, è di casa. «Ho abitato tutta la vita a Monza, da qualche anno sono a Triuggio, comunque vicino. In allenamento passo spesso davanti allo stabilimento Rovagnati, era destino che ci incrociassimo», dice Pusateri. «Ringrazio Rovagnati per avere creduto in me e nei miei progetti, e per avere voluto mandare questo messaggio di inclusione al 101 per cento, per dimostrare alle persone che anche con una difficoltà, una disabilità si può riuscire a fare tutto, come le persone normali».

«Ho corso in bicicletta per tutta la vita, per 11 anni in Nazionale, poi mi sono dedicato agli ironman e alle ultracycling. Non esiste un Giro d’Italia per ciclisti paralimpici: farlo era da sempre un mio sogno e, grazie a Rovagnati, con il Giro-E l’ho coronato», prosegue Andrea. «Utilizzando la forza dei social, cerco di dimostrare alle persone che si può fare tutto. Dico una cosa forte, ma della quale sono convinto: io non cambierei una virgola della mia vita. Ho fatto un incidente quando ero piccolo, ho perso entrambe le gambe, la sinistra me l’hanno riattaccata, nell’incidente è morta mia mamma che ha dato la vita per salvarmi; poi ho avuto un altro incidente nel 2015, sono stato in coma…  ma come ho detto, non cambierei una virgola, per dove sono ora, per quello che sono riuscito a costruire. La medaglia più grande è riuscire ad aiutare chi ha bisogno. L’altro giorno, durante la presentazione dei capitani, è corso verso di me un bambino, avrà avuto forse sei anni e aveva gli apparecchi acustici: in quel momento ho fatto capire a quel bambino che si può riuscire a fare tutto veramente».

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