Giro-E incontra Gino Cervi, nato lo stesso giorno di Gianni Bugno (era il 1964), filologo romanzo, coppiano, milanista ma, soprattutto, intellettuale del ciclismo nell’accezione migliore del termine, ovvero quella di scrittore, editor (libri, dizionari, enciclopedie), autore at large tra cui di GIROglifici, il podcast ufficiale del Giro d’Italia durante i giorni di corsa, creato con la redazione di Bidon-ciclismo allo stato liquido; insomma, uno che di ciclismo se ne intende, che si parli di epica delle corse come di storia, ma che non si sottrae neppure all’attualità, infatti è in partenza per un educational tour alla scoperta delle Marche, dove ha richiesto una bici a pedalata assistita.
Il ciclismo è uno sport romantico, pur essendo intriso di tecnologia, e la poesia del cicloturismo è oggi rilanciata dall’avvento della bici elettrica. Non suona strano?
“Ma no. Credo davvero che la bici elettrica sia la rivoluzione copernicana della pratica ciclistica. Non sono tra quelli che pensano che la bici elettrica sia doping tecnologico o addirittura, come dicono i più cattivi, il viagra ciclistico. Credo che veramente possa ampliare gli orizzonti della pratica ciclistica che per tanti motivi,: culturali, ambientali, infrastrutturali, in Italia rimane ancora una nicchia. Sono molto favorevole all’utilizzo della bici elettrica. Prima di tutto come mezzo quotidiano di spostamento per sostenere una mobilità intelligente, soprattutto in ambito urbano ma anche periurbano: per chi abita a 20-30 chilometri dalla città, come me per esempio che abito a Pavia e vengo qualche volta a lavorare a Milano in bicicletta, la pedalata assistita è davvero la quadra. C’è poi l’aspetto turistico del cicloviaggiatore. È vero che la bicicletta è uno sport di fatica, e la fatica fa parte ontologicamente della bicicletta, essendo legata alla sua storia, alla sua forma, ed è una passione che devi coltivare con dedizione e costanza, ma poter continuare ad apprezzare l’andare in bicicletta quando le condizioni atletiche non te lo consentono, oppure perché anagraficamente non puoi più affrontare imprese come qualche anno prima, è una straordinaria opportunità, consentita proprio dalla bici a pedalata assistita”.
Nella bicicletta l’aspetto estetico è prevalente: adesso le bici elettriche, da orribili, sono belle quanto le più belle bici muscolari.
“È vero. La bicicletta è bellezza: è uno degli aspetti che la rendono affascinante. Nella sua forma platonica, essenziale, la bicicletta è immutata da 150 anni, perché a partire dalla Safety Bicycle del 1885 circa, quella con le ruote della stessa dimensione e con il telaio composto da otto tubi, non è cambiata così tanto. Sono cambiati i materiali, sono migliorate le tecnologie, ma la forma è rimasta uguale. Ciò è tipico dei perfetti oggetti di design, quelli che nascono bene e sono perfettamente funzionali. Il fatto che la bicicletta elettrica, quando è nata, andasse a intaccare questa perfezione armonica quasi leonardesca delle proporzioni tra ruote, telaio, manubrio e sella, dava fastidio a coloro che amano la bicicletta al di là della sua funzione, del suo essere uno strumento di sublimazione atletica. Come sempre succede, l’ingegno umano è andato in soccorso anche alla bicicletta cosiddetta elettrica, che oggi è finalmente meno smaccatamente elettrica di prima nell’aspetto”.
Come nasce il tuo amore per la bicicletta?
“Nasce per due motivi. Il primo è che sono cresciuto in campagna, quindi la conquista dell’autonomia, dell’indipendenza, è stata legata alla bicicletta, che è rimasta il mio principale mezzo di spostamento anche quando avrei avuto l’età, 14 anni, per passare al motorino. Io sono passato direttamente all’automobile, continuando a pedalare fino ai 18 anni. Il secondo motivo è che mia mamma era una tifosa ciclista, coppiana, che aveva ereditato questa passione da mio nonno, bartaliano, che si chiamava come me ma che io non ho mai conosciuto e che era un tifoso accanito di ciclismo, uno di quelli che andavano al Vigorelli a vedere le riunioni tra i campioni della pista. Sin da piccolo ho memoria del Giro d’Italia seguito in televisione nei pomeriggi di maggio, in casa”.