I ciclisti elettrici hanno potuto lasciare a casa il Bignami della Divina Commedia. A differenza del Giro d’Italia, il Giro-E non è partito da Ravenna, dove 700 anni fa è stato sepolto il Sommo (i professionisti sono transitati proprio davanti alla tomba), ma da Ostiglia, per la 13esima tappa dell’edizione 2021.
Sulla riva sinistra di quel «sacramento di fiume incostante e capriccioso» (copyright Gianni Brera) che è «padre Po», Ostiglia ha tradizioni lontane. Le prime testimonianze risalgono al Mesolitico, anche se è l’epoca romana che la caratterizza: con il suo porto sul Po, era il punto di partenza della Via Claudia Augusta, che collegava i territori dell’Impero tra la Pianura Padana e il Danubio. Risalendo nel tempo, vale una visita per la Palazzina Mondadori, in stile liberty, sede della prima tipografia di Arnoldo Mondadori e oggi del Fondo Arnoldo Mondadori. Territorio amico della bicicletta, il Po, che qui vanta l’Isola Boschina, tra Ostiglia e Revere. Si estende per 37 ettari ed è riserva naturale dagli anni 80 e vi si accede solo a piedi e in bici. È collegata alle altre aree protette del Sistema Parchi dell’Oltrepò mantovano dalla Ciclabile dei Parchi; giace inoltre lungo l’itinerario Eurovelo EV8 e la ciclovia 2s della provincia di Mantova.
Ciò detto, sulla tappa odierna non c’è molto altro da aggiungere. Arrivo a Verona, dopo 76 chilometri e 50 miseri metri di dislivello. Un po’ di pianura, un respiro per i ciclisti elettrici prima di Sua Maestà lo Zoncolan, che li aspetta, come si dice, al varco.
Il personaggio del giorno è Mauro Bergamasco, padovano classe 79, ex rugbista della Nazionale (106 presenze tra il 1998 e il 2015), vincitore di due scudetti con Benetton Treviso e di due campionati francesi con lo Stade Français. Ha pedalato nella tappa odierna con il team Randstad, accanto al suo amico Gian Maria Gabbiani, anima della squadra.
Con un metro e 85 centimetri per cento chili di peso, Bergamasco non ha esattamente il fisico da ciclista; sicuramente non da grimpeur. È però, come racconta, appassionato di bici. “È un bel mezzo di locomozione. In questo periodo la sto utilizzando molto, perché con la bici non solo faccio attività fisico, ma svuoto anche la mente, mi consente di decomprimere dal lavoro e dal resto. Le mie uscite sono di 50-60 chilometri al massimo. Il ciclismo mi piace, è uno sport di squadra come il rugby. La squadra vince sempre, anche nella vita: se sei un fuoriclasse ma nessuno ti passa il pallone, non segnerai mai”.
(nella foto, da sinistra: Igor Astarloa, Mauro Bergamasco, Gian Maria Gabbiani)